L’Emilia-Romagna accelera sul bio: ulteriori 1,5 mln nel PSR e il via alla noce bio

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È stata approvata nei giorni scorsi dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna la modifica alla misura 11 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, che stanzia ulteriori 1,5 milioni di euro per finanziare tutte le domande presentate – e ammissibili – al bando aperto a inizio anno e rivolto operatori in agricoltura biologica, scorrendo così la graduatoria.

Le risorse complessive a favore del settore – rispetto alla dotazione iniziale di circa 5,8 milioni di euro annui – arrivano così a 7,3 milioni di euro. Si tratta di finanziamenti complessivi per 136,5 milioni che vanno a finanziare i sei anni di programmazione 2014-2020 destinati al biologico.

“In un momento storico di forti cambiamenti climatici applicare una pratica come il bio ha un valore profondo – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi (nella foto sopra) -. Lo sviluppo e il sostegno delle aziende orientate al biologico sono una priorità, che trova terreno fertile nella forte propensione dei nostri agricoltori a rispondere alle misure previste, quasi il 30% delle risorse dell’intero programma, infatti, sono assegnate al settore. Una scelta chiara, che va verso una precisa direzione, la stessa che ci fa essere la prima Regione per impiego di prodotti biologici nelle mense regionali, in particolare in quelle scolastiche”.

La nuova filiera agrifood delle noci bio
Non è un caso, dunque, che sia emiliano-romagnola la prima noce biologica italiana prodotta dal Consorzio Delta del Po.

A presentare la novità agroalimentare è Gianluca Vertuani, presidente del Consorzio noci del Delta del Po nonché presidente di Confagricoltura Ferrara e vicepresidente di Confagricoltura Emilia Romagna: “Distintività, qualità e identità territoriale caratterizzano la nostra noce biologica, in commercio entro l’anno. Questo progetto dà vita a una nuova filiera agrifood, tracciata e orientata a un mercato in continua crescita quindi capace di garantire un reddito all’agricoltore e creare occupazione”.

L’idea nasce dalle cinque aziende fondatrici del Consorzio, in cerca di una via imprenditoriale alternativa vista la forte riduzione della Produzione lorda vendibile delle colture tradizionali. “Oggi sono 150 gli ettari coltivati, nelle province di Ferrara e Ravenna, e per il prossimo quinquennio si prevede un incremento annuale di nuovi impianti del 10-15%”, ha precisato il presidente del Consorzio noci del Delta del Po.

A conferma di quanto si diceva poc’anzi, anche in questo caso, è stato decisivo l’intervento della Regione Emilia-Romagna, che tramite il PSR ha finanziato gli investimenti finora effettuati (sviluppo dei noceti e macchinari necessari alla lavorazione del prodotto) e sostenuto altresì uno studio specifico di ricerca e sperimentazione, in collaborazione con il CRPV, finalizzato alla definizione di un modello previsionale per la difesa fitosanitaria del noce coltivato con metodo biologico, attraverso l’uso di sensori e moderne strumentazioni. Un lavoro che poi sarà utile a tutte le aziende che vorranno cimentarsi nel settore. (c.b.)

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