La Commissione UE apre alle New Genomic Techniques

NGT

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“Le Nuove Tecniche Genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork”. È quanto affermato da Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, dopo la pubblicazione dell’atteso studio della Commissione UE, richiesto dal Consiglio dell’UE nel novembre 2019, il 29 aprile scorso  (vedi news), che di fatto apre al biotech in agricoltura differenziandolo dagli OGM.

Lo studio, infatti, conclude che: “I prodotti NGT (New Genomic Techniques) e le loro applicazioni potrebbero fornire benefici alla società dell’UE e affrontare importanti sfide” tra cui “la resilienza e la sostenibilità nel sistema agroalimentare”. Tuttavia, per permettere ai nuovi OGM di contribuire alla sostenibilità, “dovrebbe essere previsto un meccanismo appropriato per valutare i loro benefici. A tale scopo le attuali regole dell’UE sugli OGM non sono adatte ma è necessaria una nuova politica che regoli i nuovi OGM.

La Commissione avvierà ora un dibattito che sfocerà in un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie, sia quelle agrarie, sia per uso medico. “Con la sicurezza dei consumatori e dell’ambiente come principio guida – ha spiegato Kyriakides – ora è il momento di avere un dialogo aperto e decidere la strada da seguire per l’uso di queste biotecnologie nell’UE”.

Una posizione che tuttavia accende gli animi e innesca la polemica. Se da una parte c’è chi apprezza l’apertura mostrate dalla Commissione UE, dall’altra c’è chi invece chiede di restare fedeli all’interpretazione della Corte UE che nel 2018, interpretando la direttiva del 2001aveva stabilito che tutte le nuove tecniche successive a quella data dovevano seguire le stesse regole di autorizzazione e commercializzazione degli OGM.

Tra chi si schiera a favore c’è l’eurodeputato Paolo De Castro: “Lo studio pubblicato dall’Esecutivo UE  indica che le nuove tecniche genomiche, cosiddette Tea (Tecniche di evoluzione assistita), nulla hanno a che vedere con gli OGM tradizionali, e anzi possono contribuire in modo sicuro ed efficace a una produzione agricola sempre più sostenibile, in linea con il Patto con i consumatori lanciato dall’Unione europea da qui ai prossimi anni. Alla base di questo studio c’è l’evidenza scientifica dei progressi compiuti dalla ricerca negli ultimi vent’anni in materia di biotecnologie, superando di fatto la legislazione sugli OGM che risale al 2001. Le nuove biotecnologie sostenibili si basano infatti sulla combinazione di geni intra-specie, con l’obiettivo di velocizzare processi che avverrebbero in modo naturale, arrivando a sviluppare varietà non solo sicure da un punto di vista di tutela ambientale e della biodiversità, ma soprattutto più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse, come la carenza d’acqua, e capaci di garantire maggiori rese produttive e quindi minori costi economici”.

“Le strategie Farm to Fork e Biodiversità pubblicate dall’Unione europea chiamano il settore agroalimentare a realizzare cambiamenti profondi e radicali per raggiungere obiettivi ambiziosi, come la sicurezza alimentare da un lato e la riduzione degli input produttivi dall’altro – ha commentato Giuseppe Carli, presidente di Assosementi -. Le soluzioni offerte dalle NGT sono senza dubbio una chiave per vincere tali sfide. Per questo motivo come settore abbiamo sempre sottolineato l’importanza e l’urgenza di poter avervi accesso. Lo studio della Commissione è un elemento che ci consente di guardare al futuro con maggiore ottimismo”.

Dello stesso parere il deputato del Movimento 5Stelle in commissione Agricoltura Giuseppe L’Abbate, che parla di “occasione strepitosa per il made in Italy, con prodotti più resilienti”, e le organizzazioni di produttori. Coldiretti, sebbene da sempre contraria agli OGM, apre alle opportunità delle “nuove norme per la genetica green”, Confagricoltura che rileva che “le nuove tecniche del genoma hanno avuto negli ultimi anni una rapida diffusione a livello mondiale, anche nei Paesi terzi con i quali l’Unione europea ha sottoscritto accordi per l’interscambio di prodotti agroalimentari”, mentre per Cia-Agricoltori italiani gli NGT assicurano “la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti”.

Di parere opposto, invece, IFOAM, la federazione europea del settore biologico, che parla di notizia preoccupante. Queste le parole di Eric Gall, responsabile delle politiche presso IFOAM Organics Europe:  “Contrariamente ai risultati dello studio, indebolire la regolamentazione di queste tecnologie sarebbe in realtà contraddire gli obiettivi del Green Deal dell’UE e delle strategie Farm to Fork e Biodiversity, nonché la sentenza della Corte di Giustizia europea che afferma che questa nuova generazione di organismi geneticamente modificati deve essere regolamentato in base alle attuali leggi dell’UE sugli OGM. È sconcertante tutto questo e sarebbe irresponsabile per gli Stati membri buttare fuori dalla finestra anni di elaborazione delle politiche per garantire trasparenza e tracciabilità sull’uso degli OGM sulla base di uno studio della Commissione fondato esclusivamente su ipotesi circa i potenziali benefici per la società. L’agricoltura biologica – ha concluso – sta già implementando un’ampia gamma di pratiche per rendere i nostri sistemi alimentari e agricoli più resistenti ai parassiti e alle diverse condizioni ambientali, nonché agli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, riducendo la dipendenza dai pesticidi sintetici”.

“Ancora una volta vediamo prevalere gli interessi dell’agro-industria a discapito di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della libertà dei contadini di piccola scala di decidere in materia di sementi”, ha dichiarato Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa.

Le nuove biotecnologie “sono solo OGM con un altro nome e come tali devono essere trattati dalle norme”, ha commentato Greenpeace Europa, che chiede alla Commissione e ai governi nazionali di applicare la sentenza della Corte di giustizia europea del 2018. I Verdi europei sono concordi. “Non abbiamo bisogno di una nuova legge – si legge in una nota – regole rigorose devono continuare ad applicarsi a tutti i tipi di ingegneria genetica”.  (c.b)

 

 

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