Funghi Valentina si rinnova, più spazio al biologico

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Per i vent’anni della sua partecipazione a SANA, Funghi Valentina – realtà bolognese nata dalla volontà di Oriano Borghi di portare in Italia una fungicoltura moderna, in serra, sicura, intensiva e a ciclo continuo – ha presentato ufficialmente il restyling del marchio, ‘svecchiato’ per raccontare in maniera chiara e sintetica la vera essenza di un’azienda dalla storia trentennale, con 120 dipendenti provenienti da 8 Paesi diversi e per il 95% al femminile.

Il marchio si collega a una nuova politica di comunicazione, che cerca di instaurare un rapporto diretto, trasparente e di fiducia con il consumatore. Si è iniziato dal nuovo logo ma c’è di più: ‘Anche i nostri nuovi claim – spiega a Greenplanet la titolare Valentina Borghi, figlia del fondatore Oriano – si propongono di sfatare alcune false credenze legate alla fantomatica pericolosità dei funghi o alla mancanza di genuinità di quelli coltivati in stanze’.

Il Salone di Bologna è stato anche l’occasione per presentare al grande pubblico le ultime novità infrastrutturali, realizzate negli ultimi mesi con l’apertura di sei nuove stanze dedicate esclusivamente al bio. Un ampliamento che porta da 30 a 36 il numero delle stanze colturali, a 13.000 i metri quadri coperti e a 100 milioni le unità prodotte ogni anno. Grazie all’estensione della struttura si sono anche potuti installare altri pannelli fotovoltaici per una produzione che sfiora il megawatt, impiegato dall’azienda per alimentare una coltivazione ‘100% green’.

Parlando della produzione attuale, Valentina confida: ‘Al momento ci sono problemi con i composti bio, che non si sa a cosa siano dovuti. Ciò che è certo è la scarsità dell’offerta di materie prime per la produzione e la minor resa, si parla di una percentuale tra il 20 e il 30%, a parità di investimento. Già ora si assiste ad una decisa flessione della disponibilità di funghi biologici sul mercato e un conseguente rialzo dei prezzi. E non sappiamo per quanto questa situazione perdurerà; speriamo si trovi presto una soluzione’.

Le minacce dovute ad un tipo di produzione bio, specie in fungicoltura, sono davvero elevate ma le opportunità sono superiori; Valentina non ha dubbi a riguardo. ‘Il bio ci dà una maggiore credibilità nei confronti del consumatore diffidente o di quello gourmet alla ricerca il marchio DOP/IGP, a noi precluso in quanto produciamo fuori suolo. La certificazione ci consente di entrare nelle case di persone che altrimenti non si farebbero nemmeno incuriosire da un prataiolo, e con un prezzo decisamente più forte’, conclude Valentina.

Chiara Brandi 

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