Alce Nero e Zero Spreco: lavorare per lo sviluppo sostenibile dei Bio-distretti

Circular-Talk

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“Sviluppo sostenibile, l’Italia dei Bio-distretti – Sfide e prospettive del post-pandemia, in attesa che l’agricoltura biologica diventi legge”. Questo tema è stato sviscerato nel corso di un incontro, giovedì 22 aprile, in occasione della Giornata mondiale della Terra, nell’ambito del Circular Talk, promosso da Alce Nero in sinergia con la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero. L’incontro è stato moderato da dall’agro-economista Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e campagna Spreco Zero.

Il taglio dell’incontro in prima battuta teorico ha fornito una contestualizzazione dell’argomento, tramite l’intervento di Cesare Zanasi. Il talk è poi sceso in approfondimenti “verticali” (che raccontiamo qui), prendendo in esame il “Caso pratico” di due Bio-distretti e un intervento specializzato.

Cesare Zanasi, professore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha offerto una visione sulla realtà dei Bio-distretti sottolineando il momento molto interessante che questi stanno vivendo. “Siamo ad un passo da una svolta storica”, così il relatore ha descritto lo scenario attuale, caratterizzato da due iniziative di legge. Quella italiana, il DDL S. 988, si occupa i “distretti biologici” all’articolo 13 del Capo VI. “I Bio-distretti emergono come territori in cui i principi del biologico trovano la loro estrinsecazione in diversi ambiti. Sono un esempio pratico dei sistemi sostenibili di tipo alimentare”.

Anche la Commissione europea si è occupata di Bio-distretti, inserendoli e fornendo aspetti definitori nel Piano d’azione dello sviluppo della produzione organica del 25 marzo di quest’anno.

Zanasi ha sottolineato quindi come le politiche pubbliche definiscano la natura dei Bio-distretti e ha ripreso alcune delle caratteristiche: “non sono classificabili in base alla sola concentrazione territoriale di agricoltura biologica, sono sistemi territoriali sostenibili connessi al modello dell’Agricoltura Biologica”. Rilevante il fatto che i bio-distretti nascano da una commistione tra “aspetti naturali, sociali, economici, tecnici e culturali” e che comprendano anche principi etici correlati alla produzione biologica.

Le stesse politiche pubbliche sostengono lo sviluppo dei bio-distretti anche attraverso lo stanziamento di risorse finanziarie che si rapportano molto spesso con iniziative locali nate dal basso. Zanasi ha evidenziato come si sia assistendo nell’ultimo periodo ad una crescita piuttosto sostenuta di Bio-distretti e di iniziative di sviluppo integrato basato su modelli di agricoltura Biologica e agroecologica.

Lo scenario italiano, ad esempio, è caratterizzato da 40 Bio-distretti ufficialmente costituiti. Anche in Europa i casi di Bio-distretti si stanno affermando sempre più e sono attualmente 17. Altre esperienze simili si sono costituite nel mondo, come in Tunisia, in India (stato del Sikkim) o in Brasile (Rede Ecovida).

Le prospettive di sviluppo dei bio-distretti, nell’intervento di Zanasi, evidenziano un punto di forza: “I distretti del bio sono un esempio di idea vincente in linea con le Politiche locali e globali di Sviluppo Sostenibile e con gli orientamenti dei consumatori”. In questo scenario, Zanasi ricorda che la “valorizzazione dei Bio-distretti come modello di sviluppo integrato e sostenibile delle aree rurali  rappresenti un’opportunità , anche attraverso la condivisione globale con altre realtà che hanno intrapreso il medesimo percorso e che costituiscono una “massa critica”.

Queste prospettive positive non devono sottovalutare anche i potenziali limiti e le debolezze di questo modello: “la posizioni di rendita e la burocratizzazione potrebbero incoraggiare l’adesione opportunistica, i conflitti e la perdita di identità e valori. Altri rischi da considerare sono la mancanza dei requisiti effettivi, non formali, del territorio bio-distrettuale e la ridotta partecipazione della comunità locale”. Zanasi pone l’accento anche sulla complessità nella gestione dei Bio-distretti e sul costo della certificazione. Questi due aspetti infatti “ostacolano la necessaria partecipazione dal basso e la conversione al biologico per le piccole aziende”.

La disamina di Zanasi ha ricompreso anche le prospettive dei Bio-distretti in una fase post-Covid e ha colto l’opportunità di un aumentato interesse nei confronti di alimenti salubri, locali e di materie prime per preparazioni tradizionali. Nel contesto post-Covid, inoltre, emerge anche la potenzialità legata all’aumento di domanda su circuiti e-commerce. Il Covid lascia però certamente anche lo strascico di alcune minacce: “la necessità di investimenti necessari per l’adeguamento di strutture e in sicurezza e gestione dell’e-commerce, in un contesto di necessità di recupero di perdita di reddito negli anni passati”.

Al termine dell’intervento Zanasi ha tracciato alcune vie e suggerimenti nell’ottica di garantire uno sviluppo sostenibile dei Bio-distretti. Zanasi, ben consapevole della “complessità gestionale di questa bella sfida partecipata dal basso e dalle comunità locali con governi ed Istituzioni locali”, suggerisce di evitare certe dinamiche come “regolamenti troppo stringenti, una crescita indiscriminata dei Bio-distretti e anche l’assistenzialismo” e di favorire, invece una sostenibilità anche economica dei Bio-distretti. Parallelamente ha sottolineato l’importanza di sviluppare una gestione basata sul monitoraggio della struttura e della performance del Bio-distretto.

Stefania Tessari

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