Brexit, per ora solo deroghe ma niente accordo di equivalenza per il bio

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Raggiunto in extremis a una manciata di giorni dalla separazione di fine anno, il deal sulla Brexit tra UE e Regno Unito non dà risposte definitive su alcune questioni primarie in tema di scambio commerciale, posticipando di fatto i termini attraverso proroghe ad hoc sugli attuali regolamenti. Tra le questioni in sospeso, la possibilità di definire un accordo di equivalenza per i prodotti certificati bio.

A tal proposito la DEFRA, Department for Environment, Food & Rural Affairs del Governo britannico, ha reso nota l’approvazione da parte della Commissione europea di un regolamento che riconosce fino al 31 dicembre 2021 tutti i sei organismi di controllo del Regno Unito, eguagliandoli ai fini del commercio a quelli che certificano secondo gli standard comunitari. Ciò significa che per quest’anno sarà possibile continuare a importare prodotti bio britannici sui mercati europei. In sostanza, il problema è stato solo rimandato.

“Per quanto riguarda il flusso di prodotti biologici dall’UE alla Gran Bretagna, invece, l’Europa è stata equiparata ai Paesi terzi con la conseguente introduzione di norme già in essere per i prodotti biologici importati nel Regno Unito da terzi. Tuttavia, al momento verrà utilizzato un sistema di importazione provvisorio basato su carta. Sarà infatti richiesto un certificato di ispezione GB (COI) ma solo dopo il 1° luglio 2021, poiché tale obbligo non si applicherà per l’intero primo semestre ai prodotti biologici provenienti da UE, Norvegia, Islanda, Lichtenstein e Svizzera”, ha spiegato a GreenPlanet Daniele Fichera, Coordinatore Comitato Tecnico e Normativo di FederBio.

Dunque, le incertezze non sono ancora superate: se si arriverà ad un accordo di equivalenza tra il Regno Unito ed Europa nel futuro potrebbero venire meno gli attuali, anche se derogati, vincoli. Per ora, però, non resta che aspettare.

Chiara Brandi

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