Osservatorio SANA, cresce l’interesse internazionale verso il bio Made in Italy

bio patate

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In Italia si sfiorano i 2 milioni di ettari di superfici biologiche, con un incremento rispetto al 2017 di quasi il 3%. Ciò si è tradotto in 49 mila ettari in più in soli 12 mesi: una crescita non solo in termini di superfici ma anche di soggetti coinvolti nel settore, che hanno raggiunto le 79.000 unità, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 4%. Sono i dati presentati al Sana di Bologna ed elaborati dal Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Ministero delle Politiche Agricole relativi all’agricoltura biologica per l’anno 2018.

E’ a doppio senso la relazione Italia-resto del mondo per il comparto biologico: da un lato, c’è il bio Made in Italy molto apprezzato oltre confine e ulteriormente valorizzato anche dalla tradizione agroalimentare del nostro Paese – l’export nel 2018 è cresciuto del 10% superando i 2 miliardi e 200 milioni di vendite – dall’altro si registra un interesse crescente da parte di produttori esteri per il mercato italiano. L’attenzione all’export si è concretizzata anche attraverso l’Osservatorio Sana 2019, che ha sviluppato una analisi del posizionamento competitivo del bio Made in Italy sui mercati esteri, con due approfondimenti dedicati rispettivamente alla Russia e al Giappone.

I MERCATI DI DESTINAZIONE DEL BIO ITALIANO

Secondo l’Osservatorio SANA 2019 le imprese italiane del bio hanno come principale sbocco l’Europa, che copre il 77% del fatturato estero realizzato nel 2018. La Francia è il primo mercato di destinazione per i prodotti agroalimentari bio italiani (22%), seguita dalla Germania (17%). Altri mercati europei rilevanti per il bio Made in Italy sono la Scandinavia (7%), la Spagna (6%), i Paesi est europei (6%) e il Benelux (6%). Tra i paesi terzi, emergono invece gli Stati Uniti e il Giappone (6%) e la Cina (3%).

I PUNTI DI FORZA DEL BIO ITALIANO SUI MERCATI ESTERI

Quali sono le caratteristiche che decretano il successo del bio Made in Italy sul mercato estero? Oltre al rapporto qualità/prezzo (27% delle imprese la indica come prima caratteristica di successo), sicurezza/controlli (23%) e qualità organolettiche (20%) sono il biglietto da visita del nostro bio. Sono considerati elementi di successo anche la reputazione (apprezzamento, affidabilità) associata ai brand delle nostre aziende (15%), la presenza di certificazioni aggiuntive (DOP, IGP) e la capacità di offrire prodotti/ricette innovativi (5%).

GLI OSTACOLI DEL BIO ITALIANO SUI MERCATI ESTERI

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono le normative/burocrazie locali (percepite come ostacolo dal 46% delle imprese) e i vincoli doganali/tariffari/logistici (37%), mentre gli aspetti che destano meno preoccupazione sono le caratteristiche strettamente legate al prodotto, la capacità di riscossione dei crediti all’estero e la capacità aziendale di offerta. Per le imprese che non esportano, il principale ostacolo è invece rappresentato dai costi logistici (li considerano tali il 56% delle non esportatrici).

RUSSIA E GIAPPONE: TRA FATTORI DI SUCCESSO E AREE DI MIGLIORAMENTO

Focus dell’Osservatorio 2019 i mercati di Giappone e Russia: entrambi con ampi margini di crescita, rappresentano una sfida interessante per il biologico italiano. I dati di superfici e operatori in Russia evidenziano, al 2017, un balzo in avanti a tre cifre: +108% nelle superfici coltivate a bio (da 315 mila ettari a 657 mila ettari) e +166% nel numero di operatori del settore (da 112 a 186). Il mercato del bio in Giappone è più rilevante: 1,4 miliardi di euro (1,5% del mercato bio globale). Il consumo annuale pro-capite (11 euro) dimostra ampi margini di crescita. Secondo l’istituto di ricerca Yano il 55% dei punti vendita alimentari presenta un’offerta bio. Le superfici investite ad agricoltura bio in Giappone sono assai ridotte (meno di 10.000 ettari, lo 0,2% della superficie agricola totale); sono cresciute del +10% dal 2010 al 2016. Secondo i risultati della survey Nomisma ci sarebbero, quindi, significativi margini di miglioramento per le aziende italiane del bio. Tra i principali ostacoli alla vendita di produzioni biologiche in Russia si individuano: i vincoli doganali/tariffari/logistici (49%), le normative e burocrazie locali (45%) e i costi di promozione del prodotto (30%). Per quanto riguarda il Giappone, sono invece i costi logistici il primo ostacolo all’export secondo il 45% delle imprese, seguiti ancora una volta, dai costi per promuovere il prodotto (44%) e dai vincoli doganali/tariffari/logistici (34%). Guardando invece agli elementi di forza: per il 79% e il 61% delle imprese italiane, il primo fattore che decreta il successo delle produzioni biologiche italiane in Russia e in Giappone è l’interesse “a priori” verso i prodotti Made in Italy. Seguono la crescente attenzione dei consumatori verso il bio e i prodotti salutistici (il 40% la indica come fattore di successo per la Russia e il 60% per il Giappone), e la percezione del bio come sinonimo di qualità (40% e 51%) e di sicurezza ambientale (35% e 51%).

Secondo i dati, dal 2010 gli ettari di superficie biologica coltivata sono aumentati di oltre il 75%, e il numero degli operatori del settore di oltre il 65%. Ad oggi, la superficie biologica raggiunta nel 2018 nel territorio italiano equivale all’estensione della Regione Puglia. L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2018 il 15,5% della SAU nazionale, e questo posiziona l’Italia di gran lunga al di sopra della media UE, che nel 2017 si attestava al 7,0.

Per quanto riguarda l’ortofrutta il comparto è a sua volta in crescita. Sono 208.990 gli ettari coltivati a frutta e verdura biologica: 61.155 ettari di verdure, fragole e funghi coltivati (+11,1% sul 2017), 50.244 ettari di frutta in guscio (+5,9%), 36.917 ettari di frutta e piccoli frutti (+9,3%). In calo invece gli agrumi con 35.660 ettari (-10%), 23.551 ettari di legumi (+7%) e 1.463 ettari di patate (+12,1%).

A livello regionale la Puglia primeggia nella coltivazione degli ortaggi biologici con 14.462 ettari. Distanziata l’Emilia Romagna con 6.796 ettari e la Sicilia 6.353 ettari.

Proprio le terre siciliane sono le più coltivate invece per la frutta in guscio bio con 13.572 ettari. Seguono Campania (9.670 ettari) e Lazio (8.835 ettari).

Su frutta e piccoli frutti torna a dominare la Puglia con 6.647 ettari, seguita sempre dalla Sicilia (3.952 ettari) e dalla Calabria (3.648 ettari).
L’aumento non riguarda solo le superfici ma anche le aziende che producono biologico con ancora Calabria, Sicilia e Puglia a dominare la scena a livello territoriale.
“L’Italia è leader in Europa per numero di operatori biologici – afferma il neo ministro Teresa Bellanova – e l’incremento dei terreni destinati a queste coltivazioni è un buon segnale. Serve presto la legge sul biologico. È stata approvata in prima lettura e nei prossimi giorni incontrerò i parlamentari proprio per accelerare su questo fronte – aggiunge – Come è un obiettivo irrinunciabile aumentare le mense biologiche certificate”.

Qui i dati della ricerca Sinab

Fonte: Corriere Ortofrutticolo

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