Venezia: troppe alghe uccidono la Laguna

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Di che cosa sono morti le migliaia di pesci che galleggiano senza vita nella laguna di Venezia, dopo una lunga e penosa agonia? Secondo quanto riportato dai giornali, la proliferazione e successiva decomposizione delle alghe ha provocato una carenza di ossigeno nelle acque e il conseguente soffocamento dei pesci; questo fenomeno ha visto sì come causa scatenante le intense precipitazioni prima e l’aumento di temperatura poi, ma il problema di base, come ribadito dalle fonti citate dai vari quotidiani, rimane il livello troppo alto di composti a base di azoto e fosforo, che da decenni le imprese e le aziende agricole riversano in laguna e che funzionano da fertilizzante per le alghe.

 

Il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione intende proporre una riflessione proprio su questo aspetto, facendo notare come, in ogni parte del mondo, sia l’industria dell’allevamento di animali per la produzione di carne, latticini e uova ad avere la maggior responsabilità relativamente all’inquinamento delle acque.

Ciò è confermato anche dal dossier della FAO del 2006 ‘Allevamenti, una grande minaccia per l’ambiente’ in cui si afferma che, per quanto riguarda le acque, i maggiori agenti inquinanti sono proprio le deiezioni degli animali, ricche di antibiotici e altre sostanze chimiche usate nell’allevamento nonché i fertilizzanti e pesticidi usati nella coltivazione dei mangimi per gli animali.

I raccolti, infatti, assorbono solo da un terzo alla metà dell’azoto applicato al terreno come fertilizzante: le sostanze chimiche rimaste inutilizzate inquinano il suolo e l’acqua. Dato che, secondo le statistiche della FAO, metà dei cereali e il 90% della soia prodotti nel mondo sono usati come mangimi per animali e che queste sostanze chimiche sono per la maggior parte usate nelle monocolture per la produzione di mangimi animali, è chiaro che la maggior responsabilità per questo enorme uso di sostanze chimiche sta proprio nella pratica dell’allevamento.

Un ulteriore problema sono le deiezioni degli animali allevati: le deiezioni liquide e semi-liquide contengono livelli di fosforo e azoto al di sopra della norma, perché gli animali possono assorbire solo una piccola parte della quantità di queste sostanze presenti nei loro mangimi. Quando gli escrementi animali filtrano nei corsi d’acqua, l’azoto e il fosforo in eccesso rovinano la qualità dell’acqua e danneggiano gli ecosistemi acquatici e le zone umide. Circa il 70-80% dell’azoto fornito ai bovini, ai suini e alle galline ovaiole mediante l’alimentazione, e il 60% di quello dato ai polli da carne viene eliminato nelle feci e nell’urina e finisce nei corsi d’acqua.

Oggi, le deiezioni in eccesso vengono sparse sul terreno e nelle acque, mettendo in pericolo la salubrità delle acque e i pesci che ci vivono. Questo accade in ogni zona del mondo, perché ormai la pratica dell’allevamento intensivo è diffusa ovunque. Per esempio, lo spandimento delle deiezioni animali è strettamente collegato alla ‘zona morta’ di 7.000 miglia quadrate nel Golfo del Messico, che non contiene più vita acquatica.

Nel giugno 2010, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite ha pubblicato il report ‘Calcolo degli impatti ambientali dei consumi e della produzione’ le cui conclusioni affermano: ‘Si prevede che gli impatti dell’agricoltura aumentino in modo sostanziale a causa dell’aumento di popolazione e del conseguente aumento del consumo di alimenti animali. Una riduzione sostanziale di questo impatto sarà possibile solamente attraverso un drastico cambiamento dell’alimentazione globale, scegliendo di non usare prodotti animali’.

Lo stesso report specifica: ‘La produzione di cibo è quella che più influenza l’utilizzo del terreno, e quindi il cambiamento di habitat, il consumo di acqua, il sovra-sfruttamento delle zone di pesca e l’inquinamento da azoto e fosforo’.

Gli animali d’allevamento, oggi considerati come macchine che producono proteine animali, hanno bisogno di una ingente quantità di mangime per produrre una quantità di carne, latte, uova molto più bassa. Si possono definire in questo senso ‘fabbriche di proteine alla rovescia’, perché per ottenere un kg di carne sono necessari mediamente 15 kg di vegetali coltivati appositamente.

(Fonte: NEIC Ecologia della Nutrizione – Bioagricoltura Notizie)

 

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