Report da Medfel: la Francia punta tutto sul bio

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Bio, bio e ancora bio, taglio dei costi della logistica (innanzitutto a livello nazionale), innovazione e, vero must 2018, riorganizzazione dei modelli produttivi e distributivi nazionali senza dimenticare però che una quota importante di prodotto, specie bio, continua ad arrivare dall’estero.

Queste le linee guida alla base della nuova strategia francese per il settore ortofrutticolo che sono emerse nel corso della prima giornata del Medfel, la fiera ortofrutticola che si tiene ormai da dieci anni nel capoluogo occitano di Perpignan e che si è chiusa giovedì 26 aprile.

Si tratta di progetti ambiziosi per i quali il comparto francese chiede sempre più a gran voce il supporto del governo (mai avuto finora per il settore primario che rappresenta una piccola percentuale del PIL nazionale) e – più timidamente – del sistema distributivo francese che siede insieme a tutti gli altri attori nel tavolo interprofessionale più antico e consolidato d’Europa.

Progetti che puntano in alto l’asticella degli standard bio proprio in tempi in cui l’Europa, per contro e non senza aspre polemiche, l’ha livellata al ribasso con l’ultimo regolamento in materia. Nuovi risvolti di mercato che forse, dati gli alti trend di consumo francese di prodotti certificati, apre nuove opportunità per gli attori italianiproprio in quella finestra di mercato data dall’impossibilità delle produzioni francesi (soprattutto bio) di soddisfare tutta la domanda interna.

‘Oggi circa il 70% dei francesi è un acquirente di prodotti biologici almeno una volta a mese – ha spiegato Bruno De Moura Fernandes (a sinistra nella foto), economista del centro di ricerca Coface – esattamente il doppio rispetto al 2003. Di questi, la metà li consuma quotidianamente o settimanalmente rispettivamente nella proporzione del 16 e nel 34% dei casi mentre nel 2012 chi consumava quotidianamente o settimanalmente Bio superava di poco il 20% del campione’.

I dati rivelano un segmento di mercato in forte crescita specie negli ultimi cinque anni anche in funzione del differenziale di prezzo su ortofrutta convenzionale che, dal 2009 al 2017, si è praticamente eroso passando dal +30% del 2009 al +5% del 2017.

Se da un lato questo aiuta a far crescere la domanda di prodotti salutari e sostenibili da parte delle famiglie, d’altro canto spinge le aziende a riorganizzare i propri modelli produttivi per renderli sostenibili anche economicamente. ‘Oggi è impensabile continuare a ragionare per singole unità produttive – continua De Moura Fernandes –. La redditività arriva aumentando in modo significativo la media poderale delle aziende agricole anche attraverso processi aggregativi’.

La tendenza messa in luce dai dati Coface, evidenzia un costante incremento delle superfici coltivate a bio. Dal 2001 al 2017 si è passati da poco più di 200 ettari a oltre 1.200 (+500%) con circa altri secicento in conversione che porteranno da qui a due anni un totale di duemila ettari certificati.

La contro partita sarebbe l’aumento dell’esposizione al rischio di fitopatologie e, a tal proposito, Dominique Senecal di Biotopo, sottolinea l’importanza dell’innovazione anche in funzione di ‘prevenire l’insorgere delle malattie e intervenire adeguatamente’.

‘Oltre a nuovi modelli produttivi – continua Senecal – servono nuovi schemi distributivi nazionali per consentire l’approvvigionamento dei retailer alle esigenze di questa tipologia di prodotti. Il discorso vale soprattutto per i supermercati che stanno facendo i conti con l’espansione di altri canali di vendita come, ad esempio, i discount stranieri, come quelli tedeschi, che stanno attaccando al cuore il sistema distributivo francese. Occorre lavorare sulla redditività dei produttori senza intaccare il potere di acquisto delle famiglie, in questo senso si può dire che l’industria bio dipende dai finanziamenti statali e, in genere pubblici, ma vanno coinvolti anche gli attori della distribuzione per studiare nuovi schemi’.

In questo senso tra le novità premiate quest’anno nella sezione Fel’Innov, che promuove l’innovazione del settore, ce n’è anche una legata alla distribuzione e riguarda la piattaforma di 5AM market (www.5am-market.com) lanciata ufficialmente nel corso di quest’edizione del Medfel, che raggruppa tutti gli attori della filiera con progetti comunicativi e vetrine su misura, al fine di semplificare il loro approccio quotidiano al mercato. Offre sia servizi gratuiti come il catalogo e la pagina web dell’azienda, che a pagamento (a prezzi modici) come consulenza e servizi di comunicazione altamente professionali.

La strategia francese va, in un certo senso, in direzione opposta da un lato a quella delle altre ‘potenze’ produttrici europee e, in particolare, del Mediterraneo (come Spagna, Italia, Grecia e Portogallo) che spingono per l’apertura di nuovi mercati extra-UE. D’altro canto inverte la rotta della Commissione mantenendo i propri standard Bio più stringenti rispetto a quelli richiesti dalla nuova regolamentazione UE.

Si tratta di obiettivi che richiedono un maggiore sforzo sui controlli, alla luce della diversa velocità europea e della sempre più elevata presenza nei mercati comunitari dei Paesi del Nord Africa, come il Marocco e la Tunisia, ad esempio, presenti anche in fiera, che, pur lavorando con flussi importanti di Frutta e verdura verso il nord del Mediterraneo, devono ancora fare molto per innovare e loro filiere.

A tal proposito, ha chiarito Dominique Senecal, ‘i nostri fornitori stranieri di prodotti bio ai quali ci rivolgiamo per completare la nostra offerta, dovranno soddisfare comunque i nostri standard che controlliamo con scrupolosità’.

Mariangela Latella

 

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