Rapporto Cambia la Terra 2018: ecco le richieste

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Se si vuole combattere l’effetto serra, la desertificazione, il degrado dei suoli, occorre scegliere l’approccio agroecologico che produce beni per tutti i cittadini. E per farlo, occorre che – oltre al mercato – anche le politiche si indirizzino con chiarezza allo sviluppo dell’agricoltura biologica. Oggi, oltre il 97% degli incentivi pubblici europei viene destinato nel nostro Paese a sostenere forme di agricoltura che diffondono nell’ambiente sostanze chimiche dannose all’ecosistema e alla salute umana. Mentre meno del 3% delle risorse pubbliche va a sostenere il ruolo di difesa ambientale e sanitaria svolto a molti livelli dagli agricoltori bio che pagano costi economici più alti per produrre in maniera pulita: più lavoro per produrre senza concimi e diserbanti di sintesi chimica, maggiori costi amministrativi e burocratici, costi aggiuntivi per difendersi dalla contaminazione accidentale e una produzione più contenuta.

Occorre quindi passare a un sistema di incentivi che tenga conto dell’importanza dei servizi forniti dall’agricoltura biologica: suolo, acqua e aria puliti; assorbimento del carbonio atmosferico e quindi lotta al cambiamento climatico; difesa della biodiversità; conservazione dei suoli. Occorre passare dal pagare i modelli di produzione agricola e zootecnica inquinanti a sostenere quelli che forniscono cura dell’ambiente, del paesaggio e anche dell’occupazione (nel biologico il lavoro incide per circa il 30% in più sulla produzione lorda vendibile rispetto al convenzionale). Occorre dare luogo alle dichiarazioni di principio e investire con decisione in agricoltura pulita, passando dal 15,4% di superficie coltivata a bio in Italia a fine 2017 al 40% di campi biologici entro il 2027, a conclusione del periodo di programmazione della nuova PAC.

Vietare l’utilizzo dei prodotti chimici più dannosi – ad esempio il glifosato – tanto per cominciare nei parchi e in special modo nelle aree protette dalle direttive europee, i siti Natura 2000 e rimuoverlo da tutti i disciplinari di produzione che lo prevedono per escludere dai premi dei PSR chi ne fa uso. Attivare normative volte a prevenire il rischio di contaminazione accidentale con misure adeguate a carico di chi fa uso di prodotti chimici di sintesi nei terreni confinanti con quelli coltivati con il metodo biologico, applicando correttamente il principio ‘chi inquina paga’.

Queste le proposte alla politica scaturite dal Rapporto Cambia la Terra 2018 ‘Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il pianeta)’, presentato il 27 novembre alla Camera dei Deputati a due mesi dalla sua pubblicazione da Maria Grazia Mammuccini, dell’ufficio di presidenza di FederBio e da Daniela Sciarra, responsabile Filiere alimentari di Legambiente e discusso da Susanna Cenni e Filippo Gallinella, rispettivamente vicepresidente e presidente della Commissione Agricoltura della Camera assieme ai membri del comitato dei garanti di Cambia la Terra, un progetto voluto e promosso da FederBio, ISDE- Medici per l’Ambiente, Legambiente, WWF e Lipu. 

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