Viticoltore bio francese rischia il carcere

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In Francia la storia l’ha raccontata Le Monde. In Italia la notizia è stata ripresa da www.agoravox.it. A prima vista, è una storia assurda, invece è quanto mai attuale, drammaticamente attuale perché la battaglia tra l’agricoltura bio, i parassiti infestanti e le leggi è qualcosa di estremamente serio. In Francia un viticoltore bio è finito in tribunale perché non ha voluti usare pesticidi.

E’ successo a Emmanuel Giboulot, un viticoltore della Borgogna che lunedì 24 febbraio, si è dovuto presentare in tribunale a Digione. La sentenza è attesa per le prossime settimane. 

Giboulot è accusato di essersi rifiutato di trattare con un pesticida i suoi vitigni di Chardonnay e di Pinot Nero contro la Flavescenza dorata, un parassita delle piante che colpisce le viti, estremamente contagioso. Rischia sei mesi di prigione e 30mila euro di ammenda.

‘Non ho voluto usare un prodotto chimico nei miei campi. La mia famiglia pratica l’agricoltura bio dal 1970. E’ assurdo: sono giudicato per non aver avvelenato la mia terra’, ha dichiarato a Le Monde.

L’agricoltore non ha rispettato un’ordinanza emanata nel luglio scorso dal prefetto della regione, che imponeva a tutti i vitigni della Côte-d’Or – il dipartimento della Borgogna dove si trova la terra di monsieur Giboulot – l’uso di un insetticida contro la cicalina, l’insetto che trasmette la Flavescenza dorata. Fin dagli anni Cinquanta in Francia, seguendo regolamenti nazionali ed europei, circa il 50% delle coltivazioni di vino viene trattata contro questa malattia.

Fino ad ora la Côte-d’Or non ne era stata toccata ma il dipartimento vicino, la Saône-et-Loire, è già alla terza epidemia dal 2011. Per rispondere a questa situazione, la prefettura di Digione, il capoluogo amministrativo della regione, esigeva la lotta chimica contro la cicalina. Giboulot spiega che ha rifiutato il trattamento anche perché nel suo dipartimento non c’era nessun focolaio della malattia (almeno al momento della sua scelta).

 

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