Oltre il bio si fa largo la biodimamica

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E’ stata un happening davvero interessante la due giorni milanese dedicata all’agricoltura biodinamica il 19 e il 20 febbraio. A parlare di come l’agricoltura sostenibile ed ecologica, e in modo particolare quella biodinamica, riesca nell’obiettivo di salvare la terra fertile (e quindi anche il cibo per tutti) è stato il convegno ‘Per l’economia della Terra.

La nostra casa comune’, organizzato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica, all’Università Bocconi venerdì 19 e al Teatro Parenti di Milano sabato 20. Tra i molti intervenuti, oltre a Carlo Triarico, presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biodinamica, Fabio Brescacin, presidente EcorNaturaSì, Giulia Maria Crespi, presidente onorario del FAI Fondo Ambiente Italiano, Paolo Carnemolla, presidente Federbio.

Il degrado ambientale è responsabile di almeno un quarto del carico globale di malattie che colpiscono attualmente l’umanità, con un impatto economico pesante. I costi dei rischi per la salute connessi al degrado ambientale si stimano dall’1,2% al 9% del PIL mondiale e sono da 10 a 30 volte superiori ai costi della prevenzione. Mentre un ambiente sano produce molteplici vantaggi, soprattutto in termini di salute e benessere.

‘L’agricoltura ecologica è uno dei più potenti strumenti per sanare gli squilibri ecologici ed è allo stesso tempo lo strumento per produrre innovazione, tenuta sociale e salute per l’uomo’ ha affermato Carlo Triarico. ‘La biodinamica è un pezzo importante di questo processo, anche grazie alle piccole e grandi aziende che hanno intrapreso un nuovo modello agricolo capace di aprire nuovi orizzonti anche sul piano dell’economia.

Gli oltre 4.500 agricoltori italiani che coltivano utilizzando questo metodo vicino alla natura e allo stesso tempo assolutamente innovativo sono anche un segnale di interesse per nuove forme di partecipazione: molte di queste imprese utilizzano infatti forme di cooperazione e di nuova aggregazione sociale’.

Il biodinamico – hanno sottolineato i numerosi imprenditori che si sono avvicendati sul palco dell’aula magna della Bocconi – è in forte crescita: oltre a rappresentare alcune delle aziende più grandi dell’intero comparto biologico, è diffuso in maniera uniforme nel Paese. I suoi fatturati seguono quelli in forte aumento del settore bio (+17% nel 2014 rispetto all’anno precedente) ma si prevede una crescita complessiva molto importante nei prossimi anni.

‘EcorNaturaSì è oggi la più importante realtà di distribuzione e vendita specializzata del biologico’, ha ricordato Fabio Brescacin. ‘I campi da cui provengono i nostri prodotti sono per il 13% coltivati con il metodo della biodinamica. E abbiamo varato un piano di formazione tra le nostre aziende fornitrici per incrementare la superficie condotta a biodinamica di un 2% annuo’.

Dalla due giorni milanese è emerso che l’agricoltura biodinamica non solo produce cibi più sani, ma si conferma un metodo di coltivazione strategico per far fronte al clima che cambia. Gli studi hanno dimostrato che gli appezzamenti biodinamici diventano naturalmente più fertili e resistenti, perché ospitando una maggiore varietà di piante e animali e micro-organismi rendono l’ecosistema più forte.

Le imprese italiane aderenti al marchio Demeter, il logo storico dell’agricoltura biodinamica diffuso in oltre 40 Paesi, raggiungono un fatturato totale di 445 milioni di euro. Il numero delle aziende che applicano il metodo biodinamico in Italia è stimato in 4.500. Di queste, oltre alla certificazione ai sensi del Regolamento UE per la bioagricoltura, hanno accesso all’applicazione del marchio Demeter 390 aziende agricole e di trasformazione.

Dalla Facoltà di Agraria di Firenze è stato lanciato l’allarme sull’abbandono delle terre coltivate nel nostro Paese, che procede alla velocità di 100 mila ettari l’anno, con la trasformazione dei campi in boscaglia, che avanza ogni anno su circa 70 mila ettari. L’agricoltura biodinamica si candida, a questo proposito, per essere protagonista d’elezione di una grande operazione di restauro e di ritorno alla bellezza tradizionale del paesaggio italiano.

La due giorni milanese è stata chiusa dall’intervento del viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero: ‘Stiamo lavorando alla definizione di un piano strategico per il settore’.

 

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