Malles ha detto no ai pesticidi. Plaude Federbio

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Malles Venosta potrà diventare il primo Comune italiano a bandire dal proprio territorio l’uso dei pesticidi. Da venerdì 22 agosto a venerdì 5 settembre gli oltre cinquemila abitanti del municipio, guidato dal sindaco Ulrich Veith, sono stati chiamati a esprimere il proprio voto sul quesito referendario proposto dal comitato ‘Malles, Comune libero da pesticidi’ che ha tra i propri promotori il farmacista della città, il dottor Johannes Fragner Unterpertinger.

Il quesito proponeva ai cittadini di esprimere con un sì o con un no la volontà di inserire nello statuto comunale il divieto di uso di sostanze fitosanitarie chimico-sintetiche velenose e dannose alla salute, all’ambiente e di erbicidi. Il quesito ha già ottenuto il via libera da parte della commissione provinciale tenuta a verificare la legittimità della consultazione popolare.

Il referendum non si è svolto nel modo tradizionale, ovvero con l’apertura dei seggi elettorali durante una giornata festiva. Il Comune di Malles ha inviato a tutti gli aventi diritto (hanno votato tutti i residenti a partire dai ragazzi che hanno compiuto i 16 anni di età) un plico contenente la scheda di voto e una busta da sigillare e da reinviare per posta al Comune o da depositare nell’urna sigillata che è stata predisposta in Comune. 

Ebbene il risultato è stato nettissimo: oltre il 70% degli elettori ha detto no all’uso dei pesticidi, il che significa un grande ulteriore balzo in avanti per l’agricoltura biologica, in una vallata dove c’è già una presenza significativa di mele bio ma dove pure la gran parte della produzione melicola, tra le più forti d’Europa, prevede produzioni integrate che non escludono l’uso di agenti chimici.

‘Vista l’elevata presenza di agricoltori fra la popolazione di Malles, al centro di uno dei bacini produttivi frutticoli più importanti in Europa, si può affermare che anche la sensibilità degli agricoltori sta cambiando, a favore di un’agricoltura sostenibile per l’ambiente e attenta al benessere dell’uomo. Un cambiamento che deriva certo da una sempre più elevata attenzione e richiesta da parte dei consumatori di prodotti di qualità, sani e sicuri’, commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

E continua: ‘L’impiego di pesticidi e diserbanti in agricoltura nuoce all’ambiente, alle falde acquifere, all’uomo in generale. I produttori vivono nei campi e sono i primi a vivere gli effetti dei pesticidi e i cittadini italiani già negli anni ’90 si pronunciarono a larghissima maggioranza per vietarne l’uso in risposta a un referendum nazionale. Inoltre gli agricoltori sono consapevoli che la scelta della sostenibilità e del biologico è anche quella che tutela meglio la sopravvivenza economica futura delle loro aziende e del loro territorio. Ricordo che in Francia sulla base del decreto 665/2012, il morbo di Parkinson è stato inserito tra le patologie professionali agricole, sulla base di alcune ricerche che hanno messo in evidenza come l’effetto di alcuni pesticidi concorrano all’incremento di rischio di insorgenza di questa patologia’.

Positivo il commento al referendum di Malles anche di Michele Monetta, presidente di UPBIO: ‘La via del biologico è scelta da sempre più agricoltori, da molti giovani e anche da numerose donne che scelgono di cambiare vita e di dedicarsi alla produzione di prodotti di qualità e che allo stesso tempo tutelino l’ambiente e la biodiversità. Un plauso va a chi, con impegno e con trasparenza, porta avanti iniziative di promozione di un’agricoltura sostenibile, che ormai è diventata una vera e propria necessità e che dovrebbe rappresentare una normalità’.

Concludono Carnemolla e Monetta: ‘Ci auguriamo che il risultato del referendum diventi effettivo e che questa esperienza sia da esempio a molti altri comuni e non solo, alle istituzioni anche a livelli più elevati, per la crescita di una agricoltura davvero sostenibile. Purtroppo i primi segnali che arrivano dal Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi approvato nei mesi scorsi non vanno in questa direzione, a conferma che la lobby dei produttori di veleni è forte e gode di ottimi appoggi anche fra le organizzazioni sindacali agricole’.

A maggio scorso il comitato promotore del referendum era stato insignito del premio ‘Coraggio civile e responsabilità sociale’ della Fondazione Ilse Waldthaler. Il quesito referendario ha trovato un importante alleato nel manifesto sottoscritto da 21 medici, dai dentisti, da 8 veterinari, da 15 biologi e dai farmacisti del distretto sanitario dell’alta Val Venosta nel luglio del 2013.

Un appello a difesa della salute rivolto ai sindaci venostani e all’intero territorio dell’Alto Adige affichè si forniscano ai contadini le alternative per rendere la piana di Malles, in primo luogo, e l’intero territorio circostante libera dall’uso di pesticidi chimici e sintetici attraverso un divieto. Nella piana di Malles spira sempre un forte vento di tramontana, tanto da far crescere gli alberi inclinati.

Con questo vento costante, e la crescita della frutticoltura industriale – aveva sostenuto il primo firmatario della petizione popolare – è impossibile controllare le derive dei pesticidi nella valle, con la contaminazione di spazi pubblici e privati. A dicembre 2013 il via libera alla raccolta di firme per il referendum, poi a febbraio la presentazione di oltre 500 firme (ne bastavano 300) depositate in Comune. Ma il percorso di avvicinamento al referendum non è stato tutto rose e fiori.

È sato lo stesso dottor Fragner a sostenerlo nel corso della cerimonia di premiazione della fondazione Waldthaler: ‘Da agosto 2013 è iniziato il fuoco di sbarramento dei contrari alla indizione del referendum con aggressioni verbali, danni al giardino e alla tomba di famiglia, diffamazione anche da parte di personalità politiche che sono state tutte segnalate ai carabinieri, che ci hanno tutelato anche con pattuglie serali e notturne’.

 

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