Il futuro visto da Parigi impone scelte alimentari diverse

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Saremo in grado di sfamare il mondo nel 2050, quando la popolazione avrà raggiunto i 9,8 miliardi di persone? Chi produrrà cibo sufficiente? Lo stile alimentare diventerà la nostra migliore medicina? Che ruolo avrà la tracciabilità sulla crescita dell’intero sistema?

Sebbene venga vista con preoccupazione, la controversa questione del futuro dell’alimentazione umana a livello mondiale rappresenta certamente un’opportunità per l’industria agroindustriale e, contemporaneamente, impone un salto di qualità nella battaglia a difesa del pianeta. L’importante è dunque cercare la giusta interpretazione del fenomeno.

È stato questo il tema affrontato nella sezione ‘Future Lab’ del Salone Internazionale dell’Alimentazione 2018, tenutosi a Parigi dal 21 al 25 ottobre scorsi. Il bisogno di fonti proteiche di origine animale differenti dalle tradizionali è impellente; perseguire sulla strada percorsa finora non è più sostenibile. Le alternative possibili ci sono: ‘carne sintetica’, micro-alghe, insetti…

L’adozione di abitudini alimentari 4.0, supportate da forme di Intelligenza artificiale, big data per consigli nutrizionali ad hoc, tarate sulle esigenze del singolo consumatore, è sempre più attuale. È così che robot e altri device di supporto in cucina stanno diventando comuni in certi Paesi (il 30% degli americani usa comunemente Amazon Echo e secondo Morgan Stanley tale percentuale salirà al 70% entro il 2022) e che start up come Habit utilizzano test genetici per produrre report personalizzati sul metabolismo del consumatore, fornendo consigli cuciti su misura e, dunque, piatti pronti al consumo.

L’ascesa del cibo funzionale è un’altra frontiera ancora semi-inesplorata ma che lascia intravedere enormi margini di crescita grazie all’aumento della domanda mondiale di alimenti probiotici e prebiotici e al rifiorire di ‘cibi e bevande della tradizione’ quali yogurt, Kombucha in Cina, Kefir nel Caucaso, Kvass in Europa Centrale e Kimchi in Corea.

Infine, da non dimenticare, il ruolo del consumo etico, inteso come acquisto di prodotti realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente e dei lavoratori: la tracciabilità dal campo alla tavola è – e sarà – fondamentale, contemporaneamente diventerà imprescindibile non tradire il patto di fiducia non scritto tra produttore e consumatore.

Senza dimenticare che viviamo in un mondo a doppia velocità e che mentre a Parigi si prospetta l’alimentazione 4.0 c’è ancora chi, in angoli non sempre sperduti, martoriati da guerre e carestie, soffre la fame.

Chiara Brandi 

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