Dopo Sana: Italia, records e contraddizioni

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In Italia il settore bio ha caratteristiche fortemente innovative, soprattutto se messe a confronto con la situazione generale della nostra agricoltura: un’alta percentuale di donne imprenditrici (25%), di giovani (il 50% ha meno di 50 anni), di scolarizzazione elevata (il 50% dei produttori bio ha il diploma, il 17% la laurea) e la propensione alle nuove tecnologie (il 52% utilizza Internet).

Con una parte significativa della produzione bio indirizzata all’estero, l’Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici (che raggiungono gli scaffali di tutta Europa, Stati Uniti e Giappone) per un valore che nel 2010 ha superato 1 miliardo di euro. Nonostante questo i consumi di prodotti bio nel nostro Paese, seppur in crescita, non sono all’altezza dei primati produttivi, poiché si collocano attorno al 3% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane, contro quote che per alcune tipologie di prodotti sfiorano il 20% in altri stati europei come Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania e Paesi scandinavi. E con una particolarità tutta Italiana: il Sud del Paese produce il 52% del biologico nazionale, che però viene assorbito per il 70% del nord. 



 

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