Il rischio della demagogia

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Gli impegni della scorsa settimana ci hanno impedito di seguire come avremmo voluto la conferenza internazionale delle Nazioni Unite sull’ambiente. Abbiamo tentato un commento video ma c’è da mettere ancora qualche puntino sulle ‘i’. Le reazioni a Rio+20 che abbiamo letto e in parte condiviso, tutte negative tranne alcune annacquate prese di posizione istituzionali, scivolano verso la demagogia, un certo tipo di demagogia, che ha già percorso una parte delle opinioni pubbliche del mondo nel Novecento e in questi primi anni del nuovo secolo, una demagogia con derive non solo inconcludenti ma pericolose.

 

Detto che la sensibilità verso un ambiente più tutelato e anzi valorizzato nella sua bio-diversità e integrità è un obiettivo in larga parte raggiunto nelle società di tanti Paesi, detto (e scontato) che sono necessarie nuove regole e regole che vanno fatte rispettare, detto questo non si può pensare che si possa approdare concretamente a qualche cosa di nuovo senza un coinvolgimento importante delle aziende, degli imprenditori, delle forze economiche. Quale cambiamento dell’economia è possibile senza il coinvolgimento largo e sinceramente convinto dei suoi attori? E quale cambiamento in generale è possibile senza il cambiamento del modello economico? Come potremmo credere di mangiare vero biologico se non credessimo che nel biologico agiscono imprenditori in larghissima maggioranza seri, consapevoli, credibili quando non anche innamorati della loro ‘mission’?

Quello che vorremmo dire è che non bisogna demonizzare il settore privato in quanto tale come colpevole di inquinamento, di egoismo e di altre malefatte, ma bisogna coinvolgerlo nel cambiamento epocale che oggi è diventato necessario e non più rinviabile, spronando i recalcitranti a cambiare rotta. Ci sono degli esempi di green economy assolutamente encomiabili. E da portare ad esempio. I movimenti ambientalisti non cadano nella vecchia, inconcludente demagogia. Ci sono battaglie da combattere, errori e malefatte da denunciare, certamente, ma con discernimento.

Antonio Felice

editor@greenplanet.net

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